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Archive for dicembre 2011

James Blake – Love What Happened Here

Autore: James Blake

Titolo: Love What Happened Here EP

Genere: post-step, soul-step, abstract hip-hop

2011

Tout court: ciofeca bella e buona.

in effetti mi pareva troppo il peso dell’hype che era caduto sulla testa del giovane James da Londra. l’album d’inizio anno è inamovibile dalle prime posizioni in tutte le classfiche, ed è sacrosanto- se lo stramerita. però, stando ai due recenti eppì (l’altro è questo), il ragazzo non è che la regge tanto bene, tutta quest’aspettativa. Enough Thunder c’aveva una signora canzone della madonna (“Not Long Now”, ndr) ma per il resto si poteva benissimo dimenticare. il qui presente, invece, signore e signori, è proprio una gran cacata. voglio dire, sono tre tracce che hanno il loro perché: nella prima- la titletrack- si gioca sempre col solito soul mischiato allo ‘step ma con risultati mediocri, “At Birth” (la seconda) gioca un po’ con l’house ma non è che gli riesce tanto bene, la terza “Curbside” è la più ineteressante perché s’attorciglia attorno a trame hip-hop e potrebbe valere qualcosa ma gli manca decisamente un quid (personalità?). che peccato, ragazzi. diciamo che se le poteva pure tenere nel cassetto della scrivania, ‘ste robe qui e ci faceva pure più bella figura, ma tant’è.

se volete avventurarvi c’è mediafire.

qui il soundcloud

L’Amo – Di primavera in primavera

Autore: L’Amo

Titolo: Di primavera in primavera

Genere: electro-rock, indie rock, synth-pop, post-punk, screamo

2011

Tout court: ficata.

che poi dicono che la musica italiana fa cacare. grazie al cazzo, rispondo io, smorzando il respiro a tutti i parrucconi. voi vi ascoltate sempre i soliti quattro fessi (senza offesa, eh), e non vi prendete la briga di andare a ravanare nell’andregraund. è lì la Festa. è lì che trovate gente immensamente fuori di cucuzza e fottutamente malata di musica. prendete Napoli, per esempio. ci stanno ‘sti ragazzi qua che si chiamano L’Amo e hanno fatto ‘sto disco che vola via veloce e tagliente come un Miracle Blade assassino. è un miscuglio strano di parecchia roba diversa: c’è la tastierina synth-pop che ti fa dondolare come un pinguino, la voce spezzata e un po’ disperata che, di questi tempi, è impossibile non averla; l’electro velocissima su coordinate post-rock e molto altro ancora. e poi ci sono i titoli, che fanno storia a sé stante. il Telegatto 2011 per i Migliori Titoli (e di conseguenza Miglior Tracklist) se la beccano loro senza se e senza ma: su tutti, due: quelli sulla SSC Napoli e il suo presidente (“Aurelio De Laurentis, musa e maestro” e “Sulla svirilizzazione di Quagliarella”) oppure anche il più sobrio “Dura la vita del superdotato”, su cui avremmo molto da dire. quindi mica possiamo rimanere con le mani in mano e farceli scappare, no?

[qui una rece più dettagliata scritta nientemeno che dal capoclasse dei L’Amo. di suo pugno. giuro]

lincs:

il soundcloud
l’etichetta ufficiale (ah, giusto: è tutto in fri daunlò!)
il maispeis

Bruce Peninsula – Open Flames

7 dicembre 2011 2 commenti

Autore: Bruce Peninsula

Titolo: Open Flames

Genere: gospel choir, psych-rock, indie rock, progressive folk

2011

Tout court: il progetto più originale degli ultimi anni è tornato.

saremo stati una ventina in tutto il mondo, Canada eslcuso. vabbe’, mi sbilancio: una cinquantina, e non parliamone più. e stavamo tutti aspettando il secondo capitolo della saga di questi giovani pazzoidi (canadesi ovviamente) che miscugliano una valanga di generi e producono una delle musiche più interessanti che nella mia breve ed umile vita mi sia mai capitato di ascoltare. la parte “””tecnica””” è composta di quattro elementi, ma il valore aggiunto della band sta nei restanti 6, conosciuti anche come Il Coro. sono loro- queste voci che s’intersecano- a fornire il tappeto sinfonico, praticamente a fare le veci (senza giochi di parole, eh) degli strumenti. ma è inutile usare provare a descrivere questo supergruppo, ovviamente tra i miei preferiti del panorama attuale. vi dico solo che la ricetta è la stessa del primo e fantastico A Mountain is a Mouth e i livelli di qualità sono rimasti più o meno immutati.
da ascoltare, senza ombra di dubbio.

usate mediafire, altrimenti eccovi i lincs:

soundcloud
maispeis

Karl Marx Was A Broker – Alpha to Omega

Autore: Karl Marx Was A Broker

Titolo: Alpha to Omega

Genere: math rock, electro-rock, alt-rock, (stoner, noise-prog, post-punk, funk rock, dance-punk)

2011

Tout court: esplosione e distruzione.

ragazzacci iconoclasti fin dal nome. che suona come una specie di bestemmia per i vetero-comunisti, ma anche per i feticisti della barba (guardate che roba). e suona pure come la proverbiale eccezione che conferma la regola, ovvero che l’economia sta andando felicemente a ramengo e siamo tutti sull’altrettanto proverbiale nave che cola a picco. ‘sti due ragazzi da quel di Pistoia suonano solo con basso e batteria (come qualcun altro, vi ricordate?) e fanno un gran bel fracasso, (mettendo l’accento sul ‘bel‘). che è un fracasso carino, simpatico, a tratti sbarazzino, altre volte duro come una coltellata punk. intingono le dita un po’ in tutte le salse che gli capitano a tiro e frullano tutto insieme, facendo uscire un discotto che ha dalla sua il suono heavy, gli effetti psych-alt, l’attitudine provocatoria e colpi di testa funky, e a noi ci ha colpito dritto nel cuore, facendoci sbrodolare in un mare di giuggiole.

un mare di lincs per voi:

soundcloud
myspace
sito officialo
pagina feisbuc

Fluxus – Vita in un pacifico mondo nuovo

Autore: Fluxus

Titolo: Vita in un pacifico mondo nuovo

Genere: post-hardcore, noise rock, indie rock, hardcore punk

1994

Tout court: caposaldo, impensabile non conoscerlo.

come tutti i miei numerosissimi (seeee!) fan sanno, per me sono pochi quei gruppi italiani il cui ascolto è veramente, ma veramente, imprescindibile. tra questi ci sono, ovviamente, i Fluxus- una di quelle siringate di benzina intra-giugiulare che ti mandano all’altro mondo, uno di quei suoni che quando lo senti dici mammacherobba. venivano dalla stessa Torino che, qualche anno prima aveva visto nascere il più grande gruppo punk italiano di sempre [Nerorgasmo, ndr], dai quali peraltro si fanno prestare una costola chitarristica, ossia Simone Cinotto, e suona(va)no tremendamente heavy. testi spudoratamente anti-sistema (forse è per questo che li adoro), tipo quelle pallottole di “Cosa hai visto fino ad ora” e “Logica di possesso”, oppure l’invito alla rivoluzione individuale di “Vita in un pacifico mondo nuovo”, una auto-coscienza politica e sociale che mi viene da piangere a pensare che si sono sciolti. ecco, i Fluxus sono la dimostrazione che anche in Itaglia qualcuno ha un cervello (oltre me che scrivo, ovviamente, tsk) e lo usa. che poi, c’è bisogno di mettere i puntini sulle i: tutta la loro produzione è da 10 e lode e bacio accademico: c’è Pura Lana Vergine, che è il disco cui sono più legato sentimentalmente (e quindi il mio preferito) anche se più sperimentale (e anche se ha la pecca di esser stato pubblicato dal manifesto, ma vabbé…), ma pure Non esistere è una robetta niente male, mentre uno che ho digerito proprio poco è l’ultimo self-titled.

se non erro l’essenziale lo trovate su breakfast jumpers sennò c’è il sempreverde mediafire.

Zomby – Nothing EP

Autore: Zomby

Titolo: Nothing

Genere: post-step, grime, future garage, nu-rave

2011

Tout court: solito, ottimo lavoro.

oggi ormai s’è capito che lo dedichiamo tutto a Zomby e ai suoi fantastici eppì. questo è l’ultimo lavoro cronologico del producer londinese, che s’aggira sulle coordinate tracciate nel masterpiece Dedication, ovvero quella miscela indefinibile di latrati ‘step, battute grime e tackle rave (e jungle) che abbiamo capito essere ormai il suo tratto caratteristico, e che io- che sono un coniatore di sostantivi per professione (pfui)- ho ri-nominato zombism. vi piace? no? manco a me, in effetti, vabbe’ scordiamocene tutti e riprendiamo la nostra vita come se niente fosse. ma prima, procuratevi il qui presente e fate un po’ di mossa del piccione.

recuperatelo via: depositfiles\fileserve\megaupolad.

Zomby – Digital Flora EP

Autore: Zomby

Titolo: Digital Flora

Genere: future garage, grime, dubstep, jungle

2009

Tout court: si aprano le danze!

solo due tracce, due cosette di nemmeno tre minuti ciascuna, però ti fanno sculettare come KC e la sua Sunshine Band, giuro perché l’ho provato: io, con roba come questa, capace che un giorno o l’altro mi ci rompo l’osso del collo. magari penserete che un post intero dedicato solo a questa miniuscita sia un po’ un’esagerazione, ma non so se avete capito il tipo di adorazione che mi genera il Zomby, di questi tempi, una roba che se la batte alla pari con la bonazza Valentina del palazzo accanto di quando avevo dodici anni. non so se mi spiego?

reperibilità facilissima su mediafire.

vi metterei pure il soundcloud ma Zomby, da bravo antagonista, non ce l’ha.

in compenso ho trovato ‘sto vidio su iùtiub:

Zomby – Zomby EP

Autore: Zomby

Titolo: Zomby

Genere: grime, nu-rave, step-core

2008

Tout court: yeah!

sono convinto che tutta la produzione del mio nuovo electro-idolo da coccolare sia da menzionare. anche questo piccolo- anche breve- eppì, intitolato magari con poca fantasia eppure enormemente valido. scorre via che è un piacere, lungo il percorso che avrebbe poi portato a quell’esplosione di tritolo che è Where were u in ’92?. ecchevvelodicoaffà?. buone intuizioni, mano che calca nei momenti giusti e un gran bel gusto nostalgico (oggi diremmo démodé). in realtà, c’è poco da parlare e molto da ascoltare, quindi fidatevi del mio consiglio e, se non vi basta, ecco una rara sequenza della reazione di Renato Pozzetto all’ascolto del disco.

reperibilissimo su mediafire.

Nastro – 300mq

2 dicembre 2011 2 commenti

Autore: Nastro

Titolo: 300mq

Genere: electro-psych-rock-dance-punk-electro-nu-wave-synth-electro

2011

Tout court: godzilla ha spiaccicato tutta la scena dance-punk e questo è stato il loro l’ultimo vagito.

dico sul serio: provatevi a immaginre un coso enorme che salta sopra a synth, kazoo e un mucchio d’altri strumenti e immaginatevi il suono che potrebbe uscire. okay, magari vi state immaginando un rumore atroce, ma immaginate pure che, in mezzo a quel caos rumoristico, ci sia una misteriosa forza ordinatrice che rimetta a posto tutti quei suoni e gli dia un senso. ecco, a questo punto, vi siete fatti un’idea del disco qui presente. cioé: trentadue minuti e ventotto secondi di psichedelia in acido- dopo le sbronze indie e prima del rigurgito dance-punk. loro sono in quattro, vengono da Roma, e sono chiaramente dei pazzi scellerati: arrivano al secondo disco e sperimentano quest’oscena amalgama che mi fa rizzare le orecchie e mi fa venire in mente dei Kraftwerk de’ noantri parecchio su di giri che mettono su un progetto a quattro mani con David Thomas. questa è una delle robe più originali, eccentriche e affascinanti che si abbia la possibilità di ascoltare: ecco, non lascietevala sfuggire.

qui tutto quello di cui avete bisogno:

il myspace
il bandcamp (ah, dimenticavo: fri daunlò!)
il soundcloud

sullo stesso di cui sopra potete anche serenamente ascoltarvi il primo parto folle del quartetto e, se v’hanno allungato lo stipendio, decidere di acquistare qualcosa.

[ultimo inciso: mi scuso con la platea, ma non sono riuscito a trovare la copertina del presente disco, quindi ho messo quella del disco precedente. spero che questo non traumatizzi nessuno].

Thrice – Major/Minor

Autore: Thrice

Titolo: Major/Minor

Genere: alt-rock, rock

2011

Tout court: Il Rock

avete presente il Rock? quello classico, alto così, coi capelli tagliati corti, l’alito da birra e tutto il resto? eccolo qui, in tutto il suo splendore, riesumato per l’occasione dai californiani sbarazzini che, mi dicono, non sbagliano un colpo da una vita, stile macchina da guerra. mi dicono perché io non mai stato fan della band (neanche li conoscevo, per dire) e mi sono fatto convincere ad ascoltarli, così, per gioco quasi, per vedere che robetta è. e insomma, quello che usciva dagli speaker, altro non era se non puro rock classico, quello di una volta che, francamente, non mi manca per niente, ché se mi voglio andare a sentire un rock troppo giusto riesumo i vecchi discotti che prendevo da sbarbo, li spolvero con la manica, starnuto dalla polvere, e li metto su. però oh, dalla loro, ‘sti Thrice c’hanno che mettono un sacco di cuore, ma proprio tanto, e si sente, soprattutto se uno si spara il disco tutto di filato, che pare una registrazione dal vivo, e infatti sentiti complimenti al Dustin, che canta forte ma anche emotivo, e al compare Teppei (gran nome, comunque).

si trova facile su mediafire.

qui la prima traccia del discobolo.