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Posts Tagged ‘EP’

iTAL tEK – The Planet

Autore: iTAL tEK

Titolo: The Planet

Genere: idm, post-step, future garage

2012

Tout court: mmm…

 

 

personalmente, non mi sono mai preso la briga di ascoltarmi seriamente mister Alan Myson da Brighton. ma mica per qualche motivo specifico, eh, mica perché è uno di quei bimbiminkioni che si scrive il nome un po’ maiuscolo e un po’ minuscolo, eh. così, non m’è mai capitato. però, ho deciso che siccome tutti mi parlano così bene di Midnight Colors (di un paio d’anni fa) me lo andrò ad ascoltare per benino, okay? premesso questo, quando ho visto che il nostro aveva messo le mani in pasta per sfornare quest’eppì, ho capito che non c’era occasione migliore per assaggiare un po’ della sua medicina. e devo dire che non è male. però neanche ‘sto granché. poi oh, è vero che si tratta solo di quattro tracce piccinepicciò, ma non è che sono del tutto convinto. ne riparleremo dopo Midnight Colors…

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Veils – Clarity EP

Autore: Veils

Titolo: Clarity

Genere: screamo, emocore, post-hardcore

2012

Tout court: bel biglietto da visita!

 

 

confesso di non sapere una beata mazza su questi ragazzi, tranne che vengono dalla vecchia Inghilterra e che sono capitanati da (rullo di tamburi, squillo di tromba) una ragazzotta (sì, non ho sbagliato: ragazzotta con la ‘a’), alla quale, a quanto pare, piace urlare come un’indemoniata e che non ha nulla ma proprio nulla da invidiare ai più cavernosi colleghi coi pantaloni. ma la notizia non è affatto questa, ché siamo nel ventunesimo secolo e il femminismo ha già fracassato i maroni e c’è già stato quel gruppo di nippe grind che spaccava culi a serie da tre. la notizia, semmai, è che si tratta di un ottimo eppì, di quelli che anche dopo millemila ascolti ancora non hai colto tutte le sfumature e così te lo vai a riascoltare per la trilionesima volta. non c’è che dire: un gran bel lavoretto

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vedere per credere…

Mumble Mumble Mumble & -FL-

Autore: Mumble Mumble Mumble & -FL-

Titolo: Mumble Mumble Mumble \ -FL-

Genere: ambient, noise, atmospheric noise

2012

Tout court: GENIO!

 

 

personalmente non trovo altra parola per definire quello che fanno i Mumble Mumble Mumble, dei regaz che ormai (ma lo posso dire? massì, lo dico, chissenefrega) sono amici di questo umile blog (vedi le puntate precedenti: puntata 1 e 2), titolo di cui ho deciso di fregiarmi (senza neppure avvertirli, ovviamente) perché ho preso la decisione unilaterale che loro sono il mejo dell’avanguardia musicale oggi, in Italia- con buona pace di Arisa. ora che me li sono coccolati perbenino, passiamo all’altra metà del disco, curata da mister –FL-, che bazzica gli stessi ambienti degli amici di sopra e tira fuori dal cilindro dei numeri davvero niente male pure lui, e le sei tracce nate e realizzate autarchicamente solo con l’aiuto di un buon vecchio computer e di un Ipad, scorrono tranquille carezzandoci i sensi. ah, un ultima cosa: plauso generale a tutti quanti gli autori per i titoli, sia per quelli minimal-trasgressivi (“Do you love or hate hearing other people fucking”) che per il trio vulcunico-eruttivo che da’ il nome alle tracce dei Mumble.

i lincs:

sito dei Mumble
soundlcoud di -FL-
bandcamp (qui il frì daunlò)

Il Buio – Via dalla realtà

Autore: Il Buio

Titolo: Via dalla realtà

Genere: post-punk, post-hardcore, alt-rock, indie

2011

Tout court: la musica per noi sfigati.

confesso che ormai c’ho preso gusto a farmi inondare dalle parole urlate, dalla realtà berciata come una bestemmia, dagli inni bruciati in cinque minuti di cavalcate elettriche. è per questo che questa band veneta mi sta oltremodo simpatica (sì, ho usato “oltremodo”, mi avete beccato: sono una cariatide nell’anima). pensate che son solo due canzoncine (una è il remake di un brano di Caso, ndr), ma mi sono abbastate per farli salire nella mia personale graduatoria dell’alto gradimento. poi- sarà che, in fin dei conti, sono anch’io uno di loro- ma ‘sti giovinastri che cantano l’irrequietezza emotiva dei bui (omen nomen) anni Zero, mi scioglie in un brodo di giuggiole, e mi fa dimenare come sotto elettroshock. oh, si capisce che li sto caldamente consigliando, o no?

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Coilguns – Stadia Rods EP

Autore: Coilguns

Titolo: Stadia Rods

Genere: post-hardcore, mathcore, grindcore, experimental

2012

Tout court: tosto e veloce come un proiettile.

qui si pesta duro e forte sull’acceleratore, non si guarda in faccia niente e nessuno mentre la batteria bombarda e la chitarra fa tabula rasa di tutto quello che sta in mezzo tra Converge e Dillinger Escape Plan. i ragazzi non sono per niente dei novellini, essendo una costola nientepopodimenoche dei lanciatissimi The Ocean, per cui si capisce com’è che ci stanno dei livelli compositivi da togliere il fiato e una perizia nel dosare sfuriate a parti più lente, strumentali (come l’incidere marziale di “In the limelights”) che fanno godere chi- come me- ultimamente soffre per un uscita post-core degna di questo nome. be’, da oggi vi dico di non preoccuparvi più perché ci pensano i Coilguns (mai nome fu più azzeccato ). innanzitutto perché hanno una tecnica sopraffina; secondo poi perché scatenano un pandemonio stile raid su Baghdad e, last but not least, perché hanno saputo trovare il giusto equilibrio tra rabbia e riflessività. se questo è il biglietto da visita (tralasciando lo split coi Kunz che non ho ascoltato), è fin troppo facile predire un roseo futuro al combo di La Chaux-de-Fonds (che da oggi non sarà più famosa soltanto per gli orologi).

p.s.: gira voce che i ragazzi, già che stanno in tour per l’Europa, abbiano intenzione di farsi un giretto pure nella nostra penisola, se volete le info le torvate nei linc qui sotto.

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un video laiv, giusto per darvi un’idea…

Amesua – Amesua EP

28 febbraio 2012 4 commenti

Autore: Amesua

Titolo: Amesua

Genere: post-hardcore, screamo, hardcore, indie

2011

Tout court: sbem!

 

fa sempre piacere vedere che c’è ancora gente che s’incazza per bene e per davvero in questo paese. a noi che manderemmo volentieri a cacare la ministra che piange mentre fioccano i disoccupati, o i mega-imprenditori che ci asfaltano il futuro mentre noi tutti s’invecchia e si diventa brutti, ‘sta roba che suonano gli Amesua ci fa orgasmare manco fosse una calavalcata old-style di Moana. ché saranno pure solo tre canzoni ma- mano sul cuore- vi dico che mi sono piaciute proprio tanto. forse perché si sente che loro- i ragazzi che suonano, Marco, Simone, Enzo e Martin– di cuore ce ne hanno messo proprio tanto, a vagonate. e a me la gente incazzata e appassionata mi fa venire i lucciconi e tanta voglia di urlare tutti assieme. per cui andate sui linc in basso e scaricate queste tre tracce e ascoltatevele tutte a ripetizione, non ve ne pentirete. poi oh, c’hanno pure i coretti: che altro chiedere?
inutile dire che non vedo l’ora di ascoltarli sulla lunga distanza.

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Burial – Kindred EP

Autore: Burial

Titolo: Kindred

Genere: post-step, future garage, ambient

2012

Tout court: Burial non delude mai.

 

gli è uscito proprio un gran bell’eppì al mister Bevan, che ancora non si decide a regalarci un full-lenght degno di questo nome, però non ci lascia mai mai mai a bocca asciutta. con una vagonata di piccole ma significative uscite. ehssì, perché tralasciando lo split svogliato coi Massive Attack , s’è sempre trattato di robbetta di qualità, mica pizza e fichi. qui sono tre tracce lunghissime che messe insieme fanno la durata di un album degli Agoraphobic Nosebleed (all’incirca mezzora), e che segnano un deciso passo avanti nella ricercatezza delle composizioni. Burial va ascoltato di notte, quando la luna assomiglia a un enorme super santos finito chissà come nel nero della notte, e il cervello ha bisogno di suoni caldi eppure glaciali, di cose familiari ma anche di un po’ di strizza. a me è così che piace ascoltarlo, il nostro. e a voi?

vi propongo lo streaming, con relativa possibilità di acquisto:

streaming qui

Valentine’s On – Sunday Attitude EP

Autore: Valentine’s On

Titolo: Sunday Attitude

Genere: alt-rock, post-grunge

2012

Tout court: avete presente il rock quello vero?

se la cavano decisamente bene con chitarre, bassi e batterie questi quattro ragazzi che, pur scegliendo di cantare in inglese disdegnando le radici patrie (scherzo, eh), cosa che non mi sconfinfera tanto (esticazzi direte voi, giustamente), fanno un lavoro particolarmente gustoso. son solo tre canzoncine (la più lunga dura 2:53), che ho trovato tutte in equilibrio tra l’orecchiabilità (oggi creo neologismi manco fossi Umberto Eco) e una sana dose di potenza incazzosa. ecco, credo che sia questa la caratteristica principale della band, unitamente a una buona dose di fantasia- che poi è la carta che ha catturato la mia attenzione. detto questo, sarebbe interessante vedere come se la cavano sulla lunga distanza, perché se poco poco mantengono i livelli compositivi del presente, c’è da vederne delle belle. inutile dire che ve li raccomando.

qui i lincozzi

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Asclepio – Più Luce

10 febbraio 2012 5 commenti

Autore: Asclepio

Titolo: Più luce EP

Genere: mathcore, math rock, screamo, hardcore

2012

Tout court: avercene di band così!

oggi parliamo di questo duo di brigatisti sonori che, col presente, si è appena fabbricato un biglietto da visita cazzutissimo per il futuro. già il fatto che bazzicano generi non proprio popolarissimi (in Italia, poi) e che li suonano con idee, intelligenza e furia, vi dovrebbe far scivolare di corsa a fondo post dove c’è linc per il frì daunlò e gustarveli senza altri indugi. ma, vi avverto, non finisce qui, perché- tanto per dirne una- c’hanno pure dei testi (tranquilli: troverete tutto nel file) parecchio ispirati (ehssì, io- che notoriamente non combino una mazza tutto il giorno- mi son preso la briga di leggerli). musicalmente, i nostri, parlano la stessa lingua di mostri intoccabili come Dillinger Escape Plan e Don Caballero (immaginateli frullati assieme), o anche The Number Twelve Looks Like You (tristezza a palate che si son sciolti…), però non sono tipi che si confondono nella mischia- ed è questo il motivo per cui ve li consiglio- perché hanno grande personalità: nelle cinque tracce- venti minuti circa- ci sono una valanga di idee, cambi di ritmo, trovate melodiche e un casino d’altra roba che dovete proprio ascoltare. sono solo in due, ma fanno un bordello che da queste pagine è un po’ che mancava.

qui gli utili linc:

il tumblr
bandcamp (col frì daunlò)

DiCose – Cherries and Broken Ass

9 febbraio 2012 2 commenti

Autore: DiCose

Titolo: Cherries and Broken Ass EP

Genere: alt-metal, hard rock, post-grunge, noise

2011

Tout court: cuore al potere!

 

questo dischetto (ma chiamiamolo disco, alla fine son sette tracce!) ti da’ una carica della madonna. è una di quelle robe che va ascoltate prima di andare a dare un esame, o che so?, prima di andare dalla morosa che inevitabilmente ci frantumerà le palle e quindi conviene essere preparati. insomma, è un lavoro potente. si sente che i ragazzi c’hanno messo cuore, sudore e rabbia, e a tutta quella gente a cui piace pogare sotto i palchi fino a lordarsi tutto (e non piace giocare a golf la domenica), sono certo che ‘sto lavoretto garberà non poco. lo dico perché il sottoscritto ha gradito abbastanza, e io sono uno di quelli che ci piace rompersi le ossa (anche se qualcuno mi dice che non ho più l’età): ergo piacerà anche a tutti voi. d’altronde l’attacco dei primi due pezzi non lascia scampo: è rock’n’roll puro (due nomi su tutti: Alice in Chains, Stone Temple Pilots), e chi vuole intendere intenda. linguisticamente parlando, il disco è diviso in due: ci sono le canzoni in inglese e quelle in italiano. io, per ovvi motivi campanilistici (scherzo, eh!), voto per il cantato in italiano, anche perché la canzone che più m’ha preso del discotto (e cioè “Ego al chiodo”), oltre a essere la più punk, ci ha il testo in italiano e la cosa mi ha reso parecchio felice. nel filotto c’è pure un pezzo acustico che i regaz hanno messo per ricordare i loro esordi (ehssì, in origine fu progetto solo acustico), e quindi non ci manca niente per farcelo piacere.

qui i lincs:

sito officiale
maispeis
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non è video vero (nel senso che c’è la copertina del disco in sovrimpressione ebbasta) però si sente il pezzo sotto con una bella qualità:

Emily Witch – Painfully Sober Again EP

23 gennaio 2012 1 commento

Autore: Emily Witch
Genere: Painfully Sober Again
Genere: post-grunge, post-punk, hard rock, alt-rock
2011
Tout court: belli tosti.

 

sembra di essere ri-catapultati nella Seattle primi anni novanta. quella umidiccia e che t’andava di prendere a cazzotti dalla mattina alla sera, quella che non vedevi l’ora di andartene e lasciare quei quattro stronzi a parlarti dietro. che poi non è tanto diversa dall’Italia di oggi. all’epoca soffrivano l’ipocrita pax americana del post-guerra fredda; oggi si soffre la Crisi, questa entità misteriosa che tiene in ufficio i vecchi e lascia a casa i giovani. tant’è vero che poi cosa succede? che ‘sti giovani (anzi, giovinastri) si prendono una chitarra e se ne vanno in garage a fare caciara, che poi è la cosa che gli riesce meglio. e sicuramente riesce bene ai quattro Emily Witch (ex Baby on a Green Sofa), che suonano parecchio grunge (sì, proprio quel genere che ha fatto la storia della musica), ma anche molto heavy- con innegabili tracce di metal a strutturare il tutto. e lo fanno con appena cinque canzoni (tra cui “Gerbera” che mi ha conquistato), urlate in faccia senza tanti complimenti, con un reparto ritmico simile a un panzer e una chitarra inacidita col mondo. si sente che è roba che arriva dritta dal cuore, e quindi va bene anche qualche passaggio acerbo qua e là, l’importante è che la martellata arrivi. e fidatevi che arriva, cazzo se arriva.

qui i lincs:
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bandcamp (con fri daunlò dell’album!)

Four Tet – Locked\Pyramid

Autore: Four Tet
Titolo: Locked\Pyramid 12’’
Genere: folktronica, acid jazz, experimental
2011
Tout court: dieci e lode e cinque alto!

Kieran Hebden è uno a cui si vuole un gran bene da queste parti. secondo l’umile opinione del sottoscritto è uno dei talenti più puri e trasparenti partoriti dal primo decenno di questo XXI° secolo. e non accetto se o ma. andatevi a risentire uno qualunque dei suoi lavori, non ultimo il suo pezzo forte, cioè il recente There Is Love in You, e poi ne riparliamo. questo è un lavoretto (16\17 minuti circa) uscito un po’ in sordina sul finire dell’anno appena passato- due tracce appena ma elaboratissime, come al solito. Kieran (ormai ci si chiama per nome, noialtri) è uno che si prende il suo tempo, costruisce trame prima semplici poi sempre più fitte, poi butta lì quella carta che ti scombina tutto il gioco e che ti manda in visibilio. qui, fa esattamente così. cazzo fate ancora qui?? correte ad ascoltare!

su mediafire.
“Locked” su soundcloud.

simpatico video ispirato da Hebden e da Dalì.